Da sempre insegnata, direttamente o indirettamente, in tutte le scuole orientali di autoconsapevolezza sia religiose che laiche, la pratica del rilassamento sta ora diffondendosi sempre di più anche nella cultura occidentale contemporanea, essendosi rivelata uno strumento indispensabile non solo a fini terapeutici, ma anche a fini di «crescita» personale o comunque per condurre una vita psichica migliore. Le recenti ricerche biomediche hanno del resto ampiamente confermato come lo stress, soprattutto in coloro che vivono nella attuale civiltà industriale, produce una serie di reazioni biochimiche che interessano il sistema ipotalamo-ipofisi-surrene, con la conseguente attivazione prolungata del sistema nervoso centrale e autonomo. La capacità di porsi in una condizione di rilassamento permette a questo punto di ripristinare una funzionalità fisiologica alterata dallo stress e di ritrovare uno stato mentale di quiete e di serenità.
Appare utile a questo scopo ribadire che, in sé, i cambiamenti interni ed esterni che producono stress non sono dannosi in quanto proprio grazie a questo tipo di stimolazioni l’organismo continua a sviluppare la sua capacità di adattamento e crescita. La situazione diviene dannosa quando lo stress aumenta in modo considerevole e si presenta con una certa continuità: in questi casi alcuni dei nostri sistemi vitali sono sottoposti a una prolungata stimolazione fisiologica che ne altera, in un primo momento la funzionalità, per poi giungere nel tempo a danneggiarli seriamente.
Appare allora evidente come una pratica di rilassamento non solo può essere considerata una pregevole attività preventiva, ma in molti casi può essere ben utilizzata a fini terapeutici là dove è necessario intervenire più che sul sintomo, sul rafforzamento dei soggettivi meccanismi di controllo prima, durante e dopo una situazione stressante.
Con il termine rilassamento intendiamo quindi un precise metodo di intervento sul sistema nervoso centrale e indirettamente su quello autonomo che utilizzando appropriate tecniche permette di modificare una situazione di eccitazione e mutarla volontariamente in una di inibizione; processo oggi facilmente osservabile attraverso le moderne apparecchiature di registrazione elettrofisiologica che evidenziano, ad esempio, le riduzioni: del tono muscolare, dei valori pressori, della frequenza cardiaca, del ritmo respiratorio, della conduttività elettrica della pelle, della temperatura corporea, ecc.
Per rilassatezza possiamo invece indicare quella particolare condizione fisica e mentale che viene soggettivamente definita di serenità, grazie alla quale una persona vive impegnando nelle sue comuni attività solo le energie mentali e muscolari necessarie, per cui, ad esempio, e possibile riflettere, camminare, lavorare, mangiare in modo rilassato.
Il termine cinese per “rilassamento” e Fangsong Gong (dove Gong indica abilità nel rilassarsi): nell’ambito della concezione medica taoista, esso rappresenta la condizione necessaria per poter attuare in modo veramente efficace qualsiasi pratica salutistica. Secondo la visione della Medicina Cinese l’uomo e un tutt’uno di corpo, mente e spirito: tre componenti inscindibili e reciprocamente interagenti, le cui disarmonie causano le malattie. Le tecniche di rilassamento e la rilassatezza, sono pertanto il primo passo verso la completa armonia dell’organismo, la cura delle malattie e l’aumento della potenzialità energetica: tutte condizioni che portano a una buona salute e a una vita longeva.
Fonte: La grande Medicina Cinese a cura di Elio Occhipinti pag 271, 272.